di Giuseppe Casagrande e Gianfranco Betta
Caratteristiche e potenzialità di un vitigno raccomandato come vino "finissimo" da Edmund Mach. Fino a 10 anni fa era il più coltivato in provincia. Un vino dalle mille sfumature cromatiche.
Un caleidoscopio di colori, di sfumature, di tonalità: da giallo paglierino al rosa cipria, dal color buccia di cipolla al rosa salmone, dal grigio ramato al cerasuolo, dal rosa Bandol tipico dei rosati provenzali al rosa corallo, dal color orange al rosa sabbia. Un'esplosione di profumi, floreali, fruttati, agrumati, balsamici con delle "nuances", in alcuni casi, della leggendaria pietra focaia che ha reso grandi nel mondo i Riesling del Reno e della Mosella.
Questi i colori e i profumi che caratterizzano il Pinot Grigio e che abbiamo ritrovato in occasione del convegno sul Pinot Grigio che nei giorni scorsi ha richiamato nel salone Depero della Cantina Vivallis di Nogaredo produttori, sommelier e wine lover che hanno risposto con entusiasmo all'invito di Luca Miorandi, delegato provinciale per il Trentino dell'Onav, l'organizzazione nazionale assaggiatori di vino.
Cinque i Pinot Grigio in degustazione (alla cieca): il Pinot Grigio Fondazione Edmund Mach, color giallo paglierino con riflessi verdognoli, fresco, sapido, beverino. Piacevolissimo, splendido come aperitivo. Di tutt'altro colore (rosa Bandol) il Pinot Grigio Borgognoni di Igor Delaiti (Aldeno), dal bouquet agrumato, sapido in bocca, morbido, avvolgente e persistente, dotato di una robusta struttura. Può accompagnare molti piatti.
Di facile individuazione il premiatissimo Graminè Longariva di Marco Manica: colore rosa con riflessi ramati, floreale al naso, fresco, morbido ed elegante in bocca. Ideale per l'abbinamento con molti primi piatti e carni bianche e non disdegna la pizza come abbiamo avuto il piacere di verificare con la pizza gourmet Perbacco "Korallo".
Ritorna il color giallo paglierino (leggermente più intenso) con il Gazzi La Cadalora di Tiziano Tomasi. Un Pinot Grigio fruttato (pera e banana), sapido, minerale (pietra focaia) dal sapore secco con una struttura equilibrata. Ultima "chicca" il Pino Grigio Pief dell'azienda agricola Cavic di Luca Caliari (Santa Croce del Bleggio, il nuovo Eldorado dei vini trentini).
Un "orange wine" macerato in anfora di terracotta per sei mesi e per altri sei mesi in barrique fino all'imbottigliamento. Profumi balsamici con note di pietra focaia, in bocca rivela una struttura imponente e una evoluzione che al termine dell'assaggio mi ha fatto esclamare: chapeau. In alto i calici.
Giuseppe Casagrande
LA DOC DELLE TRE VENEZIE: 230 MILIONI DI BOTTIGLIE E L'EXPORT VOLA
Il Pinot Grigio già dieci anni anni fa si è imposto come il vitigno più coltivato in Trentino. Negli anni più recenti garantisce circa un terzo dell'intera produzione di uva della provincia di Trento. Anche le remunerazioni continuano ad essere sostenute, largamente superiori ai prezzi medi riferiti alle uve bianche. Il Triveneto si è ormai caratterizzato come il distretto del Pinot Grigio a livello sia nazionale che mondiale, garantendo da solo circa l'85% della produzione italiana e oltre il 40% dell'intera produzione mondiale. Eppure di Pinot Grigio in Trentino si parla poco e ancora meno lo si trova proposto nella ristorazione, quasi si trattasse di un vino che ha poco o nulla da spartire con i vini locali e paradossalmente negato come espressione del territorio.
Onav Trento ha organizzato presso la cantina Vivallis un momento di riflessione sul Pinot Grigio con la partecipazione di numerosi produttori per sottolinearne caratteristiche e potenzialità al fine di una sua più convinta valorizzazione. I quarti di nobiltà non mancano a questo vitigno, figlio del Pinot Nero e già raccomandato come "finissimo vino da bottiglia" da Edmund Mach, direttore del neonato Istituto Agrario di San Michele nell'ultimo quarto di secolo dell'800. Dalla Francia si è diffuso prima in Germania e di qui a sud della Alpi. Come mutazione del Pinot Nero, il Pinot Grigio è un vino versatile, oltre che nel colore degli acini (dal verde al ramato), anche nel nome. Nell'area tedesca si è imposto come Ruländer, con una tradizionale fermentazione a contatto delle bucce, per un prodotto finale più simile ai rosati che ai vini bianchi.
I contributi degli enologi Luciano Groff e Loris Cazzanelli hanno evidenziato i tattamenti agronomici ed enologici che il Pinot Grigio richiede per una produzione di eccellenza e nel contempo come si possano ottenere dei risultati molto differenziati grazie all'ubicazione del vitigno, al lavoro in campo e in cantina. Le cinque proposte in assaggio rappresentatate dai produttori Fondazione Mach, cantine Delaiti, Cadalora, Longariva, Cavic hanno mostrato in modo esemplare le diverse declinazioni che il Pinot Grigio può assumere. Dalla tradizionale vinificazione in bianco, ad una più o meno prolungata macerazione prefermentativa sulle bucce per Pinot Grigio dal colore rosato più o meno tenuti, fino ad una fermentazione in rosso con affinamento in legno per un vino più tannico e ricco di colore.
Non solo vino di pronta beva e poco impegnativo, quindi, particolarmente apprezzato in questi anni dal mercato americano, ma diverse interpretazioni possibili, che sono state confermate anche dal banco di assaggio proposto da ONAV con la partecipazione di oltre venti etichette di Pinot Grigio della doc Trentino. Il contributo al dibattito dei produttori presenti e dell'enologo Cristian Scrinzi in rappresentanza della doc Delle Venezie, una doc che imbottiglia annualmente circa 230 milioni di bottiglie di Pinot Grigio tra Friuli, Veneto e Trentino, ha evidenziato l'opportunità di lavorare ad una proposta di piramide della qualità per il Pinot Grigio, valorizzando le zone più vocate (terrazzamenti, conoidi e aree di collina) con rese più basse, selezioni, progetti qualità per garantire anche al Pinot Grigio un riconoscimento e un posizionamento di eccellenza ampiamenti meritati.
Gianfranco Betta