di Giuseppe Casagrande
Nella classifica al secondo posto troviamo la Campania e al terzo la Sicilia. Il Trentino Alto Adige è 12° (apprezzato per i canederli). Per il vino primeggiano Veneto e Friuli Venezia Giulia.
L'Emilia Romagna (ma c'è chi aveva dei dubbi?) si conferma regina della tavola non solo per noi buongustai italiani, ma anche e soprattutto per i turisti che amano l’enogastronomia del Belpaese. Ma quali sono i piatti tipici più conosciuti e apprezzati dai turisti? A svelarlo è il Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2023 realizzato da Roberta Garibaldi sotto l’egida dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico. Vini, carni e salumi, pasta e formaggi sono nell’ordine le categorie più menzionate. Il vino è il prodotto principe per il Veneto, per il Friuli-Venezia Giulia e per numerose altre regioni italiane del Centro Nord. I salumi primeggiano in Calabria, il Lazio è la regina della pasta, con ben tre specialità nei primi tre posti (grazie ai mitici piatti icona come carbonara, amatriciana, cacio e pepe). La Valle d’Aosta, invece, è premiata per i formaggi, con fonduta e fontina tra i prodotti più identificativi, mentre l’olio extra vergine d'oliva entra in classifica con la Puglia.
Sua maestà il tortellino non conosce rivali assieme alla piadina
I risultati mostrano, regioni italiane i cui piatti tipici sono immediatamente associati come eccellenze del territorio, mentre per altre regioni si evidenzia una certa difficoltà nell’individuare un piatto rappresentativo. In vetta alla classifica si impone l’Emilia-Romagna: l’80% degli intervistati è stato in grado di indicare almeno un piatto tipico della regione e il più conosciuto è il tortellino (39%), davanti alla piadina (17%). In seconda posizione, si piazza la Campania (77%), principalmente grazie alla pizza (37%) e alla mozzarella di bufala campana (18%).
Medaglia di bronzo per la Sicilia con il 76%, regione in cui il prodotto più conosciuto è un dolce, il cannolo (23%), che precede gli arancini/ne (18%). Al quarto posto, la Calabria, che arriva, a pari merito, con il Lazio, a quota 73%, con un balzo di ben sette posizioni dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2021 a quella attuale. Il sesto posto appartiene alla Liguria, che, invece, esprime la ricetta con il punteggio più alto in assoluto tra quelli indicati dal campione di riferimento: più di un intervistato su due ha ricollegato la cucina ligure al pesto.
I risotti lombardi, la bagna cauda piemontese e i canederli trentini
Quali sono gli altri prodotti più conosciuti, regione per regione? Oltre il 70% del campione sa citare almeno un prodotto della Puglia e in testa ci sono le orecchiette; subito dopo viene la Lombardia, dove a dominare è l’idea del risotto. Al nono posto, la Toscana, prevalentemente ricollegata alla bistecca. Decima posizione per la Sardegna, con il pane carasau, davanti a porceddu e pecorino. La seconda parte della classifica si apre con il Piemonte (al top la bagna cauda), che precede il Trentino-Alto Adige (canederli) e il Veneto (grazie al vino).
L’Abruzzo segna lo spartiacque tra le regioni per le quali almeno la metà degli intervistati sa indicare un piatto tipico e nel caso della cucina abruzzese si rivelano decisivi gli arrosticini (34%). Scendendo sotto la soglia del 50% di riconoscibilità, troviamo nell’ordine: Friuli-Venezia Giulia (con il vino considerato prodotto-icona), Valle d’Aosta (domina la fonduta), Umbria (primo il tartufo), Marche (olive ascolane) e Basilicata (peperone crusco). A chiudere la classifica è il Molise: solo due intervistati su dieci sono in grado di indicare un piatto tipico molisano e i più gettonati sono, a pari merito, la pasta, il caciocavallo e il vino.
Le specialità enogastronomiche sono potenti strumenti di marketing
Secondo Roberta Garibaldi, “i prodotti e le specialità enogastronomiche sono potenti strumenti di marketing territoriale in grado di promuovere una destinazione, oltre che essere un elemento chiave attorno cui costruire l’offerta turistica”. Dall’indagine emerge un quadro eterogeno, con regioni che possono sfruttare questa riconoscibilità attraverso le proprie tipicità per accrescere l’attrattività come meta enogastronomica. Altre, invece, necessitano di un’azione volta ad accrescere la conoscenza nel grande pubblico di ciò che possono e sanno offrire; spesso si tratta di produzioni e specialità note al pubblico, ma non immediatamente identificabili con il territorio di origine. Il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano presenta analisi quanti-qualitative, ricerche inedite e contributi del Comitato Scientifico rappresentato da autorevoli esperti del mondo accademico e scientifico, nazionali e internazionali, offrendo una panoramica a 360 gradi del turismo enogastronomico dal punto di vista della domanda e dell’offerta.