di Carmine Maione
Il “Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP” da quando ha conquistato un posto al sole alle pendici del vulcano, accarezzato dalla brezza marina del golfo di Napoli, non ha più smesso di sedurre gli amanti del buon gusto e del mangiar sano. E’ uno dei prodotti più antichi e tipici dell’agricoltura campana e dal 2013 ha ottenuto il riconoscimento e la tutela della denominazione di origine protetta. La tutela deriva non solo dalla tipicità e dalle qualità organolettiche del pomodorino ma anche per l’antica pratica di conservazione “al piennolo”, una caratteristica tecnica per legare fra di loro alcuni grappoli o “scocche” di pomodorini maturi, fino a formare un grande grappolo che viene poi sospeso in locali aerati, assicurando così l’ottimale conservazione del prezioso raccolto fino al termine dell’inverno, per la gioia non solo dei napoletani e dei campani in generale ma anche di tantissimi chef, anche internazionali, che con le loro ricette mediterranee deliziano i palati più raffinati.
Complice la fertilità della terra vulcanica il “Pomodorino del Piennolo del Vesuvio per le sue qualità è da sempre un ingrediente fondamentale della cucina napoletana e campana ed ha una grande versatilità in cucina. Accanto ai tradizionali spaghetti alle vongole e agli altri frutti di mare, gli chef locali si impegnano ad utilizzarlo in tanti altri piatti, così come accade per i pizzaioli che hanno creato una variante alla prelibata pizza napoletana. La Campania Felix è una terra fertile e in diversi territori esistono raggruppamenti di ecotipi con bacche di piccola pezzatura, e tra queste il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio raggruppa vecchie cultivar e biotipi locali accomunati da caratteristiche morfologiche e qualitative più o meno simili, la cui selezione è stata curata nei decenni dagli stessi agricoltori.
Le denominazioni degli ecotipi sono quelle popolari attribuite dagli stessi produttori locali, come “Fiaschella”, “Lampadina”, “Patanara”, “Principe Borghese” e “Re Umberto”, tradizionalmente coltivati da secoli nello stesso territorio di origine. Le caratteristiche distintive del prodotto ammesso a tutela, a livello tecnico-mercantile, sono allo stato fresco i frutti di forma ovale o leggermente pruniforme con apice appuntito e frequente costolatura della parte peduncolare, la buccia spessa di colore rosso vermiglio, la pezzatura non superiore a 25 grammi, la polpa di consistenza elevata e di colore rosso e il sapore vivace intenso e dolce-acidulo. Caratteristica unica è l’antica pratica della conservazione al piennolo: il colore della buccia rosso scuro, la polpa di buona consistenza di colore rosso, sapore intenso e vivace.
I “piennoli” o “schiocche” presentano un peso, a fine conservazione, variabile tra 1 a 5 chilogrammi. Nel corso dei mesi il pomodorino, pur perdendo il suo turgore, assume un sapore unico e delizioso, che soprattutto i napoletani apprezzano particolarmente per preparare sughi prelibati ed invitanti. E’ appunto il sistema di conservazione al “piennolo” che, favorendo una lenta maturazione, consente una lunga conservazione, con la conseguente possibilità di consumare il prodotto “al naturale” fino alla primavera seguente.
La raccolta
Il periodo di raccolta, che avviene esclusivamente a mano, va solitamente dai primi di luglio - naturalmente per l’inizio della raccolta incidono le condizioni climatiche - e termina il 30 di agosto come da disciplinare. Le fasi di lavorazione prima di giungere al periodo di raccolta prevedono la cimatura (per ben tre volte) il rincalzo (una o due volte) e la legatura (tre volte). La raccolta viene effettuata recidendo i grappoli interi, quando su di essi sono presenti almeno il 70% di pomodorini rossi, mentre gli altri sono in fase di maturazione. Questa antica pratica consente di procrastinare il consumo delle bacche, integre e non trasformate, per tutto l’inverno successivo alla raccolta, fino a sette-otto mesi, utilizzando locali areati e senza il supporto delle moderne tecnologie di conservazione.
Le peculiarità
Le peculiarità di questo straordinario dono della terra sono l’elevata consistenza della buccia, la forza di attaccatura al peduncolo, l’alta concentrazione di zuccheri, acidi e altri solidi solubili che lo rendono un prodotto a lunga conservazione durante la quale nessuna delle sue qualità organolettiche subisce alterazioni. Peculiarità che sono profondamente legate ai fattori pedoclimatici tipici dell’area geografica in cui il pomodorino è coltivato dove i suoli, di origine vulcanica, sono costituiti da materiale piroclastico originato dagli eventi eruttivi del complesso vulcanico Monte Somma - Vesuvio. In quest’ambiente di elezione, la qualità del pomodorino raggiunge punte di eccellenza. Proprio la ricchezza in acidi organici determina la vivacità o “acidulità” di gusto, che è il carattere distintivo del pomodorino del Vesuvio.
Ciò, oltre a derivare da una peculiarità genetica, è indice di un metodo di coltivazione a basso impatto ambientale e con ridotto ricorso ad acque d’irrigazione, che rende tale coltura particolarmente adatta ad un’area protetta, quale quella del Parco Nazionale del Vesuvio. Il Pomodorino del Vesuvio oltre ad essere apprezzato sul mercato allo stato fresco e venduto appena raccolto sui mercati locali o nella tipica forma conservata in appesa -“al piennolo”-, è molto richiesto anche come conserva in vetro, secondo un’antica ricetta familiare dell’area, denominata “a pacchetelle”, anch’essa contemplata nel disciplinare di produzione della DOP.
Area di produzione
L’area tipica di produzione e conservazione del pomodorino del piennolo coincide con l’intera estensione del complesso vulcanico del Monte Somma -Vesuvio, includendo le sue pendici degradanti sino quasi al livello del mare. In particolare, la zona di produzione e condizionamento prevista dal disciplinare del “Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP” comprende l’intero territorio dei seguenti comuni della provincia di Napoli: Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa Di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, Sant’Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase, e parte del territorio del comune di Nola.
Il Consorzio di tutela del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP
Il consorzio di tutela del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP è stato riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole con D.M. MIPAAF n. 526 del 10/04/2013 ai sensi dell’art. 14, comma 15, della legge 21 dicembre 1999. Il Consorzio raggruppa attualmente 69 aziende agricole consorziate ed è presieduto da Cristina Leardi, appena riconfermata alla carica di presidente per il prossimo triennio. Il consorzio ha il compito di svolgere azioni di valorizzazione, promozione, tutela e vigilanza per la denominazione del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio Dop. La produzione è localizzata esclusivamente alle pendici del Vesuvio e l’areale conta 17 comuni intorno al vulcano.La produzione annuale è di circa 5600 quintali.
Consorzio di Tutela del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP
Via Pomigliano, 80048 Sant'Anastasia (NA)
Tel. +39 349 6212808
consorzio@piennolovesuviodop.it
www.piennolovesuviodop.it