di Giampietro Comolli
VINI COLLI PIACENTINI DOC. SOLO FASCIA COLLINARE DI EPOCHE GEOLOGICHE DIFFERENTI. L’OLTREPO’ PIACENTINO, SIMIL QUELLO PAVESE, IMPRONTA STORICA LIGURE… FRA GUTTURNIO ORTRUGO E MALVASIA.
Perché non esiste un unico Oltrepò del vino? E’ vero che in parte è pavese (Lombardia) e in parte è piacentino (Emilia), ma i vitigni sono uguali, terreno e clima pure, valli e crinali disegnati da nord a sud con vigne a sud-est o a nord-ovest, molti vitigni in comune, vini ed uvaggi non si fermano al confine. L’unica differenza sta nel leader enoico storico: il Pinot Nero rosso e spumante parla quasi solo lombardo mentre la Malvasia di Candia aromatica è dialetto emiliano. Si dice che Piacenza è città del vino dal VI°-V° secolo a. C., ma con due matrici separate o due origini diverse: quella ligure piemontese insieme a Pavia e quella etrusco-celtica nelle colline di levante, mentre quella ligure-piemontese è condivisa con Pavia a ponente.
L’Oltrepò è detto anche antico Piemonte. Differenza che ancora oggi si sente nel dialetto stretto e in certi termini stranieri resi locali. La valle del Tidone fino alla valle della Trebbia, è terra ricca e fertile, la zona più vitata della provincia con oltre i 2/3. Agli albori del Rinascimento, una famiglia piacentina legata a Leonardo da Vinci, impianta le prime piante di quella Malvasia, quasi un Moscato ma non mielosa, regalata al grande architetto la Ludovico il Moro, proveniente da Venezia, e ancor più lontano da Creta, dalla regina Cornaro. Sui Colli Piacentini questo tipo particolarissimo (oggi sono 17 le varietà diverse nel mondo di Malvasia) di vitigno trova habitat ideale, lega con la cucina, è produttivo, soddisfa il gusto antico ancora improntato ai fini dolci, passiti, macerati, densi e bianchi.
La Malvasia è un vitigno eccezionale (può essere considerato lo Chablis padano), adattabile, multiforme, dallo spumante al passito, aromatico naturale, dai mille profumi, corposo in base alla raccolta. In val Tidone oltre ai principali vitigni di Malvasia Candia, Croatina-Bonarda, Barbera ci sono vigne di Ortrugo (una esclusività piacentina molto simile al Prosecco e brut naturale), Trebbiano, Pinot Grigio e Nero, Marsanne, Chardonnay, Sauvignon, Merlot, Cabernet. Da qui vini in purezza di vitigno e vini blend, come l’Ortrugo adatto per entrambe le soluzioni, ma la gran parte dei vini dei Colli Piacentini sono da millenni effervescenti per tradizione, per cultura, o frizzanti o spumanti.
Recentemente stanno avendo grande successo anche i vini fermi: Gutturnio, Malvasia, Sauvignon, Pinot Nero, Bonarda e Barbera raggiungono ottimi livelli. A Sala Mandelli (Nibbiano) la Tenuta La Torretta (contatto +390523 997008 -+393286698277) di Corrado Marchesi un ottimo Pinot Nero misurato ma tipico, il Sauvignon dal sentore marcato unico, Gutturnio e Malvasia tradizionali, un delizioso estivo Salese; ad Albareto di Ziano c’è la cantina Mossi 1558 (contatto +390523 860201) guidata da Silvia Mandini e Marco Profumo per il Gutturnio e a Bonarda ferma, oltre alla Malvasia Rosa naturale; a Battibò di Corano di Borgonovo la cantina di Gaetano Solenghi (contatto +390523 860352), a Genepreto l’azienda vitivinicola Scarabelli per una ottima Malvasia e la Tenuta Colombarola (contatto +390523 863932) a Trevozzo.
Tutti vini sempre abbinabili con i tanti prodotti Dop e Idp griffati “Piacenza”. Terra dei tortelli ripieni con le 2 code, della piccola di cavallo, bomba di riso, pisarei (gnocchetti fatti a mano) e fagioli, pesciolini di fiume, le ciambelle dure di Noce, la Chisola con i ciccioli così cara al Barbarossa, il Batarò, la Bortellina… A Piacenza città, i Cucinieri offrono pasta fresca e sughi pronti per ogni gusto, anche per celiaci e da Eugenio Montanari a Montale; a Borgonovo val Tidone da Capitelli la miglior pancetta cotta Giovanna e il Prosciutto cotto; a Strà di Nibbiano una Coppa Dop piacentina stagionata unica da Grossetti. A Piacenza si mangia bene ovunque: a La Palta di Bilegno per la grande creatività di Isa, Locanda San Lupo a Albareto di Ziano scegliendo anche piatti di pesce.
Oppure ad Agazzano al ristorante Belrespiro, da Dario all’Antica Trattoria di Statto di Travo per la migliore merenda e colazione emiliana e al Castellaccio ristorante da Graziano in località Marchesi di Travo, oppure alla Locanda del Falco da Patrizia nel borgo medioevale di Rivalta sempre in val Trebbia oppure una merenda-cena al Bistrot Osteria Del Morino in località Poggiarello di Scrivellano per il mitico Panino del Po. Un pernotto, sempre prenotando, eccezionale a Torre San Martino nel borgo di Rivalta, oppure al Castello di Tassara in val Tidone, alla Locanda del Guerriero a San Pietro in Cerro, oppure a Vicobarone al B&B Cucutì Casa Pallaroni con una sola suite esclusiva per solo 2 persone, oppure al B&B del castello Rocca d’Olgisio, maniero fortificato con borgo del X°secolo.