di Giampietro Comolli
A soli 70 km da Milano c’è una terra vocata al paesaggio ambientale e al vino, è l’Oltrepò Pavese, o solo Oltrepò, senza alcuna aggiunta perché è da sempre così. Un distretto vasto, poliedrico, area interna delimitato a nord dalla pianura attraversata dalla Autostrada dei Vini, quella che da Torino arriva a Piacenza, e a sud dalle colline alte dell’appennino ligure emiliano lombardo. Terra da sempre di passaggio, di transito, oggetto di contese infinite già ai tempi dei Romani. Territorio identificabile da città come Voghera, Stradella, Broni da cui partono le strade di valle verso le tante cantine. La pianura ricca e nota per quelle grandi cascine agricole, le “aie” grandi, appena superato il Grande Po. Le cascine-paese padane di Pirocco, Cassino, Vescovera hanno fatto la storia agraria dei luoghi. A Broni meritano un visita palazzo Arienti e la Basilica di San Pietro. Merita di percorrere un po’ l’antica strada medioevale “ degli Abati” che conduce a Bobbio, quella percorsa da San Colombano che porta fino in Lunigiana.
Interessante escursione a Moncalvo Versiggia all’antico castello con visita al museo dei cavatappi. Infine puntata fino a Soriasco, antico e potente borgo medioevale. Di tenuta Monsupello della famiglia Boatti e La Piotta della famiglia Padroggi abbiamo già detto, e riparleremo. L’azienda agricola Francesco Quaquarini (contatto + 39038560152 ), guidata oggi da Umberto, enologo, è una delle aziende più antiche, solide sicure di tutto l’Oltrepò. Facile da raggiungere appena fuori Broni, verso Castana, che guarda valle Scuropasso. Difficile che sbagli qualcosa. attenta alla innovazione dei tempi e dei consumatori, ancorata a una tradizione di distretto, particolare cura nelle vigne e privilegio per i vitigni autoctoni. Riduzione al massimo di ogni forzatura e di ogni intervento di presidio non indispensabile, grazie alla certificazione di agricoltura bio. Papà Francesco fu un pioniere delle bollicine pavesi, curatore di uno dei primi progetti territoriali insieme al caro amico duca Denari, per il Classese.
Ancora oggi uno dei migliori metodo tradizionale classico dell’Oltrepò Pavese, senza dimenticare i vini rossi come Sangue di Giuda, Buttafuoco e un ottimo Pinot Nero OP Quaquarini fermo rosso in purezza molto fragrante. Il Pinot Nero Classese Quaquarini esprime ancora tutta la tipologia, la terra, il valore e l’intensità di questo vino-marchio del territorio. Perlage fine e fitto, compatto e chiaro, corona di un dorato intenso, profumo di lievito, abbondante e cremoso con note di frutta gialla, al gusto è burroso e ancora forte intensità di pane lievitato, decisamente secco, vinoso e tono di pera candita, finale morbido non invadente e pulito. Lasciamo la parte orientale dell’Oltrepò e voliamo fino ai primi colli sopra Casteggio, verso Oliva Gessi, appena dopo Verzate, passando per Scorzoletta, Molini, Mornico, Losana in mezzo a vigne e vigne. E’ qui che il peso specifico dell’enologia pavese si vede e si sente. È qui che piccole aziende, fra 50.000-200.000 bottiglie l’anno, rappresentano il cuore, quel mondo artigiano di famiglie innamorate del vino, che devono essere il vero e unico simbolo di questo territorio.
A Corvino san Quirico arriviamo alla Tenuta Mazzolino (contatto + 390383876122 ), una chicca, della famiglia Braggiotti, con a capo oggi Francesca Seralvo, 20 ettari vitati dedicati in particolare ai vitigni simbolo, ma un occhio particolare al Pinot Nero e allo Chardonnay. Piace il Noir 17, un Pinot Nero in purezza, degno antagonista di tanti PN italiani e internazionali, ben strutturato, pieno e ricco, non eccessivo, elegante e un ventaglio aromatico interessante di fiori rossi come dalie e bocche di leone, il sorso lascia nel tempo oltre che tanta frutta matura di mirtillo e susina, un gusto rotondo di pelle e terra raffinato. Piace il Blanc de Blancs , Chardonnay in purezza, metodo tradizionale classico: uve selezionate già in campo a più riprese prima della raccolta a mano, seconda selezione in cantina, sofficissima pigiatura, fermentazione invernale completa, poi 40 mesi di affinamento.
Raffinata corona non invadente di perle brillanti con bagliori dorati, profumi eleganti e pieni, in bocca fresco attraente e invogliante con un finale persistente di agrume e di mela passita legata a un solo tocco gradevole di pienezza e finezza di crosta di pane. A Broni nei negozi Pizzocchero e Viola non si sbaglia mai se si cerca un buon salame da portare a casa. A Rovescala sostiamo alle Tradizioni di Elide per acquistare le conserve e marmellate. A Stradella da Bruno Valle per il salame di Varzi, da Roberta Mazzocchi per la gastronomia e da Luigi Lombardi per le tovaglie di casa. A Lirio, colazione nell’osteria “alla buona” di Fabrizia. Ottimo pernotto nel B&B la Vecchia Cantina dopo Camponoce. Vicino a Stradella, sosta in località Portalbera, all’Avamposto, per un pot-pourri di antipasti del fiume Po. Salendo verso gli alti colli pavesi non può mancare una sosta a Prato Gaio da Giorgio Liberti per un pranzo tipico ma con qualche tocco personale. Verso Bosnasco sosta al B&B della Tenuta Colombi, via Groppallo 24 e cena al ristorante La Buta con piatti tipici di tradizione anche emiliana, scelta di grandi funghi e tartufi.