di Giampietro Comolli
Siamo fra le terre venete del Piave, meglio ancora nella zona Treviso Doc, che guarda verso est a Conegliano e a sud il famoso “Montello” di nome e di fatto. E’ quel colle unico, intero e lineare, una barriera di confine e simbolo ecumenico della terra del Prosecco, quello Docg, che si allunga e si allarga lungo il corse del fiume storico nazionale con la sua piana alluvionale, la famosa “destra” Piave. In questo triangolo della “Glera”, il vitigno che da origine al vino Prosecco, si estendono le 10 tenute della famiglia Giusti per 100 ettari, dell’imprenditore poliedrico e di successo Ermenegildo Giusti, collocate attorno alla antica abbazia di Nervesa, nota ancor prima della famosa battaglia, quale luogo di sosta dei pellegrini cristiani in discesa verso Roma dalle Alpi germaniche. Terra anche di confine fra un altro triangolo Docg: Conegliano, Valdobbiadene, Asolo…quest’ultimo oggi particolarmente apprezzato per una armoniosità e morbidezza naturale minore, e una corposità fragrante di struttura.
Tenute in cui “vivono” bene altri vitigni a bacca rossa come il Merlot, il Cabernet e i vari Pinots, ma anche le storiche viti di Verdiso e Bianchetta che erano compagne di viaggio della Glera nell’uvaggio, fors’anche della Pereira, dei primi vini frizzanti fermentati in bottiglia con il fondo (surlie) del territorio nel primo dopoguerra. La famiglia Giusti produce anche l’Amarone Classico Docg e il Ripasso Superiore Doc. Gamma aperta e ricca di eccellenze, del tutto meritevoli, nel panorama enoico italiano. Noi assaggiamo il vino oggi più discusso fra addetti ai lavori, prima criticato e negato da tutti poi osannato dai curatori di guide (?), ma soprattutto reclamato con la denominazione ufficiale Prosecco Doc Oltreoceano.
Oggi, forse, l’unico in grado di prendere un suo spazio rispetto al monopolio mondiale provenzale. Il Prosecco Doc Rosè Giusti Wine millesimato nella tradizionale versione extradry. Ottenuto dalle uve del vitigno Glera al 90% con una aggiunta del 10% circa di uve rosse di Pinot Nero, segue la vinificazione classica dei migliori spumanti metodo italiano, non certo charmat! Nel calice ha una equilibrata effervescenza, giustamente evanescente, con una corona di perle persistenti su un corpo rosa tenue. Il quadro olfattivo prova e testimonia le tonalità delle uve, da un floreale di mandorlo bianco e di corniolo a un richiamo di pera kaiser. Il sorso è nitido ed elegante, lancio abboccato sapore di frutta fra la percocca e il pompelmo, accenno di sapidità con acidità rotonda, dinamico spumeggio accompagna accenni delicati di acidità rotonda con sapidità, lasciando un finale ancora pompelmoso molto gradito e invogliante.
#amemipiacecon in assoluto con una pizza siciliana o napoletana.
Cantina De Giusti
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