di Giuseppe Casagrande
La storia di questo antico vitigno del Peloponneso è strettanente legata alla storia della Serenissima Republica di Venezia. Il racconto di Paolo Tegoni.
Che cosa hanno in comune il Friuli Venezia Giulia, il Veneto, l'Emilia Romagna, la Lombardia, il Piemonte, la Toscana, la Sardegna, la Puglia, la Basilicata, la Sicilia, la Slovenia e la Croazia? Elementare, Watson. La coltivazione di un’uva storica che dà origine ad un vino leggendario che da secoli è prodotto nel cuore del Mar Mediterraneo. Un vino che prende il nome dalla penisola greca di Monemvasia, nel Peloponnese, dove i mari Ionio ed Egeo si incontrano: la Malvasia. Parola che significa "porto ad una sola entrata", ecco perchè la città stessa, per assonanza con il nome greco, fu ribattezzata dai Veneziani "Malvasia".
I calli e i ponti di Venezia ricordano la storia di questo antico vitigno
La storia della Malvasia è strettamente legata alla storia della Serenissima. Fu grazie all’opera dei Veneziani, infatti, che, a partire dal XV secolo, la Malvasia divenne il vino più importante d’Europa. Era importato direttamente dalla città greca di Monemvasia, da cui prese il nome (anche se la grande produzione veniva da Creta) ed ebbe un tale successo che alcune osterie della città lagunare cominciarono a vendere esclusivamente Malvasia, tanto da venir identificate con il termine stesso. Ancor oggi a Venezia calli e ponti ricordano questo vitigno e con il termine "Malvasie" si indicano i locali in cui si servono in prevalenza vini sfusi.
Diverse sono le tipologie di Malvasia presenti nel Mediterraneo
Diverse sono le tipologie di Malvasia che popolano il Mediterranea e che danno vita a vini molto eterogenei. Diversi e variegati sono i territori, a ridosso del mare o nell'entroterra. Diversi i vignaioli che ogni giorno lavorano la terra, spesso aspra e impervia, per regalare ai wine lover una produzione identitaria e di qualità.
Questo è il presupposto da cui è partito il prof. Paolo Tegoni, gastronomo, viaggiatore e docente in materie enogastronomiche all’Università di Parma e presso altri Atenei, per indagare, nel corso di un intero anno, le Malvasie prodotte in Italia e non solo che oggi sono le protagoniste del be llissimo volume "Malvasia, un diario mediterraneo", edito da Terrae Opificio Culturale Enogastronomico.
L'opera realizzata in collaborazione con i Ristoranti del Buon Ricordo
Il volume è stato supportato nel crowdfunding anche dall’Unione Ristoranti del Buon Ricordo che ha avuto il piacere di contribuire alla sua realizzazione nell’ottica della valorizzazione dell’enogastronomia italiana in cui i ristoratori aderenti sono impegnati fin dalla sua nascita, avvenuta nel 1964. Un vero e proprio reportage di viaggio ricco non solo di interviste e di approfondimenti sulle uve e i loro ambienti produttivi, ma anche di spunti culturali e turistici, poiché scrivere di vino equivale a raccontare e descrivere un’intera società. Largo quindi a geopoetica, storia e gastronomia dei luoghi che di volta in volta l’autore tratta nel corso della narrazione, considerati parte del vino stesso e di quel terroir che con esso finisce nel calice del curioso ricercatore e di tutti coloro che desiderano conoscere tutte queste realtà e intraprendere il viaggio.
Un viaggio per conoscere luoghi, storie, memorie e tradizioni
«Questo libro - racconta Paolo Tegoni – vi condurrà in luoghi fondamentali per la nascita e la diffusione dei vini Malvasia e vi racconterà, pagina dopo pagina, storie, memorie, leggende e tradizioni sconosciute ai più. A partire dal nome stesso del vino, che ha origine da una piccola penisola del Peloponneso, o meglio un monolite roccioso ancora semisconosciuto di una bellezza mozzafiato poggiato sul Mar Myrto, di nome Monemvasia, in greco “luogo con un solo ingresso”, da cui questo vino dal Medioevo partì per essere commercializzato e fatto conoscere al mondo dalla Serenissima Repubblica di Venezia."
Splendide le immagini fotografiche scattate da Francesco Zoppi
Il volume, nato da un intenso lavoro di ricerca che Tegoni porta avanti da anni sui metodi e le tradizioni di diverse zone del Mediterraneo, è arricchito dagli scatti di Francesco Zoppi, fotografo genovese che sviluppa progetti fotografici passando dalla fotografia documentaristica a quella per fini commerciali ed in particolare quelli legati alla valorizzazione del territorio e dei suoi abitanti, e dalle mappe dell’illustratrice reggiana Lucia Catellani, che ha dipinto su carta le tante realtà territoriali e le persone che di volta in volta si avvicendano.
Per ogni capitolo dedicato ai territori italiani è stata segnalata e consigliata la presenza dei ristoranti del Buon Ricordo di riferimento portabandiera dell’eccellenza e della straordinarietà di ciascuna cucina regionale italiana, in cui le Malvasie hanno un posto di assoluto riguardo nella carta dei vini. Un’opera nelle cui pagine scorrono innumerevoli geografie, da Venezia all’isola di Salina, da Parma e Piacenza al Chianti, dalla Slovenia, passando per l’Istria e la Dalmazia, alla Grecia, che sarà sicuramente un invito all’approfondimento e al viaggio e che stimolerà la voglia di conoscere meglio il caleidoscopio dei distretti viticoli e degli argomenti trattati con un calice di Malvasia nella mano.