di redazione@itinerarideisapori.it
Ha preso avvio la decima edizione del Mercato dei Vignaioli Indipendenti. Un momento per festeggiare, ripartire e pensare al futuro, protagonisti i vignaioli di una edizione all’insegna del recupero, ripresa, rilancio di un settore economico nazionale che non ha “subito” danni irrecuperabili e pesanti dal covid 19, ma che deve dare una risposta concreta ai consumatori. E’ l’occasione di “entrare” in 681 cantine direttamente dialogando con produttori e artefici-enologi dei vini come se si andasse a casa loro. Una occasione per assaggiare, conoscere, parlare, acquistare: una formula che piace alle piccole cantine. Incontriamo Giampietro Comolli, presidente dell’Osservatorio Economico Vini e del Centro Studi analisi Mercati Consumi nato nel 1991, già in giro fra i banchi delle cantine alle 10 del mattino, in anteprima, a scrutare, cercare, curiosare, capire ….
Comolli come va il vino italiano in genere? “ Per fortuna, ma anche per capacità dei produttori, solo dei produttori, va bene. Un 2020 difficile soprattutto per il canale horeca, sollevato dai consumi domestici. Un 2021 che si preannuncia molto superiore al 2020, ma ancora non pari al 2019 soprattutto mercato interno. Molto molto meglio l’export. Il mercato Fivi è sempre più una risposta reale alla domanda del consumatore: una grande enoteca-cantina a portata di “carrello vero e non virtuale. Un modo per superare la distanza interattiva e virtuale.”
Comolli, e i vini di Pantelleria? Ho già visto la postazione di Antonio Gabriele, unico rappresentante della Perla Nera in Fivi e a Piacenza. tiene alto il vessillo di Pantelleria e del Passito. Unico cartello aziendale dedicato ad una Doc-regione a se stante: Pantelleria che per un tecnico come il sottoscritto non è Sicilia. E’ una Sicilia piccola e autonoma. Già nel 1063, come scrive la relazione consortile in Regione, si parla della produzione di “vino Zibibbo su Pantelleria” come conferma orgogliosamente Gabriele anche a nome, mi dice, di tutti i produttori piccoli dell’Isola Piccola. Ma presente anche il Bianco Doc Pantelleria che sta sempre più entrando nel mercato nazionale soprattutto con più sensazioni fruttate, meno alcol, più profumi vulcanici e acidità lunga. Pantelleria deve essere una voce autonoma ma unitaria, autentica ma rispettata. Pantelleria è soprattutto un bene e una responsabilità di chi è nato e vissuto da generazione sull’isola. Noi siamo tutti ospiti e dobbiamo bussare alla porta, sia i turisti che gli imprenditori foresti: certo massima ospitalità. Ma anche massimo reciproco rispetto della antica tradizione e delle “proprietà” pantesche anche da parte di chi è arrivato recentemente a investire sulla Perla Nera. Non si deve accaparrarsi della storia pantesca ma condividerla e sostenerla! ”
Comolli bisognerebbe esportare il Mercato Fivi? “Sono anni che lo sostengo. Senza i primi 1000 ingressi paganti del 2011 non saremmo oggi arrivati a quasi 20000 della ultima edizione. Fui un promotore martellante perché si aprisse a Piacenza. Piacenza ha aperto le porte a tutti i produttori pur essendo zona vitivinicola da più di 2000 anni. Piacenza è il vinitaly dei vignaioli indipendenti. Piacenza deve però offrire servizi, supporti, contenuti più forti sul territorio: circa il 70% dei presenti-acquirenti non è di Piacenza. E’ una occasione di promozione territoriale che non si deve limitare a 4 depliant su un banchetto all’ingresso! Dimenticato da tutti. Fivi non è una passerella per qualche politico locale. Perché non pensare a un abbinamento per esempio del Passito di Pantelleria con le ciambelle “Noce” di Piacenza, oppure con il famoso zuccotto, ma anche un ottimo storione del Po con un Bianco Doc Pantelleria tranquillo fresco ? La ristorazione locale può essere un complemento culturale ”.
Comolli, solito personaggio vulcanico del vino, che fare da domani? “Andrebbero realizzati almeno 10 mercati fissi l’anno in altrettante regioni, come a Trapani o Catania in regione Sicilia, ma anche Napoli e Bari per esempio. E’ una formula che unisce produttore-consumatore in un momento di distanza obbligate e di e-commerce. Fivi deve essere portavoce di un modello cantina-ambiente-vino che rappresenti un ecosistema e non una impresa-prodotto. La biodiversità è decantata da tutti, premi o non premi, seve concretezza e realismo urgente. Penso al prezzo della bottiglia di vino: deve essere equo-giusto-solidale sicuramente, ma deve anche rispondere a fiducia-disponibilità del consumatore. I visitatori presenti a Piacenza sono “topspender” del vino italiano, sono frequentatori dell’horeca, ma il mercato Fivi deve avere sempre più il prezzo a bottiglia simile a quello in cantina, non simile a quello del market. I carrelli della spesa si potrebbero riempire di più.“