di Giampietro Comolli
Al centro dell’Emilia, fra Bologna e Piacenza, fra la pianura padana e la pedemontana appenninica, c’è la patria-capitale mondiale del Lambrusco Dop, da quello di Sorbara al Salamino, dal Marani al Grasparossa per citare i più diffusi, espressione di terre diverse, oggi riunite nel brand Modena Dop. Clima caldo d’estate, rigido d’inverno con buone nevicate, bassa pluviometria, con un alto parametro continentale. Terreni compatti e argillosi, antichi e diffusi, difficili per tutte le colture agrarie che necessitano attenzioni e cure continue, ma terra generosa per certe piante. La Vitis Labrusca, già vinificata nel medioevo secondo regole precise, ha trovato l’habitat ideale: certi cambiamenti non hanno portato nulla di nuovo. Una delle aziende simbolo di questo territorio è la Cleto Chiarli Aziende Agricole, oggi guidata da Mauro e Anselmo, fautori di un progetto di gande respiro per il Lambrusco, inteso come vitigno e come vino, in tutte le sue sfaccettature, tipologie, metodi produttivi e anche assemblaggi con altre uve, da vitigni autoctoni e internazionali.
Fondata da Cleto nel 1860, oggi coltiva 50 ettari di vigne Doc. In azienda così nasce, da vigne proprie, una gamma di etichette di vini “effervescenti” secondo una naturalità tradizionale che si perde nei tempi, quando addirittura si dimenticavano anfore grandi di vino e si ritrovava un aceto naturale dai profumi di frutta. Le uve di Lambrusco Grasparossa provengono da appezzamenti collinari nei dintorni di Castelvetro in provincia di Modena dove ha sede l’azienda; quelle di Sorbara sono coltivate nei declivi in zona Sozzigalli. In cantina ci sono le migliori strutture tecnologiche esistenti, le più aggiornate, tutte in totale controllo quotidiano igienico sanitario, acciaio e brillantezza fanno da padrone. Quasi tutti i vini frizzanti e spumanti sono ottenuti con il metodo italiano, più o meno lungo nei mesi di fermentazione nei grandi tini d’acciaio, eccetto per i Lambrusco del Fondatore ottenuto con il metodo tradizionale classico, come si facevano una volta tutti i vini con le bollicine in tutte Emilia, e oggi senza il fondo frutto del lavoro dei lieviti naturali del mosto.
Chiarli produce vini rossi e bianchi, base principale la cuvée di Lambrusco, con interessanti varianti, sia metodo italiano che tradizionale, tutti eleganti e freschi, di briosa personalità. Il Cleto Chiarli Rosè de Noir Vsq brut, ottenuto da un mix selezionato e misurato di uve Lambrusco Grasparossa Doc per l’85% e da Pinot Nero per il 15%, pigiatura soffice e macerazione brevissima, sono vinificate in bianco con una lunghissima rifermentazione sui lieviti in botti di acciaio, con un titolo volumico medio. Presenta una vestaglia di color rosa delicato con una spuma vivace e abbondante di grande finezza. Bouquet di aromi fragranti puliti di fragoline di bosco e di viola mammola, delicata sfumatura di lievito. Sorso ricco di frutta ribes rosso e lampone, pieno, armonioso equilibrio acido agrumato, finale molto fresco di fragola.
@amemipiacecon crostini di pane treccia con patè di fegatini oppure tortelli di zucca e sugo di finferli puri oppure zampone e lenticchie e purea di patate oppure il luccioperca sandra del Po oppure testina di vitello lessata e mostarda della bassa piacentina di pere mele ciliegie
Cleto Chiarli - Tenute Agricole
Via Belvedere 8, 41014 Castelvetro di Modena (MO)
italia@chiarli.it