di Anton Giulio Onofri
Al civico 91 della Circonvallazione Gianicolense, sul lato sinistro salendo dal centro, subito dopo l’Ospedale San Camillo, c’è il miglior ristorante di pesce della Capitale, dove ‘migliore’ sta per luogo benedetto in cui mangiare pesce freschissimo cucinato da padreterno e da dove uscire con il portafoglio alleggerito di soli 35 euro, che anche per una città tutto sommato a buon mercato come Roma, è un prezzo irrisorio. Il nome di questo incantato giardino di piaceri e meraviglie (ma attenzione: non c’è un dehors) è Papetto, il nick con cui i tre fratelli Benedetti, Luciana, Mariella e Sergio chiamavano l’adorato papà Mario, che oggi non c’è più, ristoratore per oltre mezzo secolo prima alla Garbatella, poi qui a Monteverde.
Subito entrando, nella prima delle tre sale sempre affollate (ricordatevi di prenotare!), si viene accolti dai ritratti fotografici dei recenti Pontefici, con ironico riferimento al nome del locale. La clientela, mista e folta sia a pranzo che a cena, comprende tanto i primari dei diversi padiglioni del vicino ospedale quanto gli infermieri e i portantini, allegre famiglie con bambini, professionisti, intellettuali (seduto a un tavolo della prima sala si incontra spesso un noto stilista romano che nonostante l’età avanzatissima viene qui a cenare più o meno con cadenza settimanale) e tanta gente qualunque, con il gusto per la buona e schietta cucina di pesce, sempre pescato nelle canoniche giornate di martedì e venerdì: perciò la domenica sera e il lunedì il ristorante è chiuso.
Gli interni non sono particolarmente sciccosi, come si conviene ad una trattoria romana accogliente e a gestione famigliare come Papetto, e gli arredi contribuiscono alla confortevolezza del clima sempre allegro che circola dalla cucina alle diverse sale, accudite senza invadenza, anzi con ben calcolata attenzione dai fratelli Benedetti, insieme a Guido, marito di Mariella, mentre Sergio controlla la cucina e impiatta veloce come un furetto. I primi piatti, tutti espressi, vengono serviti direttamente dalle padelle ancora bollenti: linguine all’astice, risotto alla pescatora o alla crema di scampi, spaghetti con le vongole, tutti eccezionali e in porzioni generose, preceduti a scelta da un’infilata di antipasti imperdibili: l’insalata di mare sempre fresca e croccante, i moscardini in umido, le capesante, il sauté di cozze, e le migliori alici fritte-una-tira-l’altra di tutta la città.
L’entusiasmo può addirittura salire fino a fibrillare quando si passa ai secondi: grigliate, fritture, gamberoni, mazzancolle, e naturalmente spigole, orate, rombo… se si ha fortuna si trova anche, piuttosto rara a Roma (e a questi prezzi!) la pezzogna, carnosa, soffice, saporita, al sale o al forno contornata di patate arrosto come nei sogni più audaci e goduriosi. In chiusura, lo squisito ‘cazzimperio’, romanesco per pinzimonio, fresco di giornata: finocchio, sedano, rapanelli, verdure crude e croccanti da intingere nell’olio d’oliva condito con sale e pepe. Acque, vini (assortiti a sufficienza), caffè, e tutta la batteria degli ammazzacaffè, dall’amaro al limoncello e alla grappa, tutto è compreso, solo e soltanto qui da Papetto, nello stupefacente prezzo (medio) di 35 euro.
Ristorante Papetto
Circonvallazione Gianicolense 91, 00152 Roma
Tel. 06 537 6668